mercoledì 12 dicembre 2012

martedì 27 novembre 2012

MUSICA

Ho ascoltato il bellissimo brano ALFONSINA Y EL MAR nelle due versioni, di Mercedes Sosa e di Eugenio Bennato. Alfonsina era una poetessa argentina che morì suicida nelle acque del Mar della Plata.



lunedì 26 novembre 2012

E' NOTTE




E’ notte.
C’è un rumore di foglie, di acqua che cade, e uno sfrigolio d’aria che si deposita sui vetri.
Non c’è un bisbiglio, non un accenno di presenza. E’ notte e penso alle notti degli altri. Alle notti di chi non ha una notte per riposare. Penso a certi cieli lontani dove si consumano i sogni di chi non ha più sogni. Tace l’ultima traccia di un giorno uguale a molti altri giorni, in attesa che la luna, se c’è la luna, cali e si sciolga nell’alba.

lunedì 19 novembre 2012

UN INCONTRO SPECIALE


Sabato il tempo è stato lieve. Tutto finalmente è trascorso senza macigni, senza amarezze. Una sorprendente rivelazione di come tutto sia semplice, perché, se tu semini, alla fine raccogli. Ho seminato amore e ho raccolto amore. Sono giunta a questa considerazione dopo un incontro con due persone meravigliose: due miei ex alunni, Matteo e Rossella.
Grandi, belli, forti. Tutti e due avevano una luce di commozione negli occhi quando mi hanno visto: mi hanno fatto sentire importante e speciale, mi hanno dato un’iniezione di fiducia della quale avevo bisogno. Li ho lasciati bambini e li ho ritrovati adulti, in un colloquio alla pari, in uno scambio di emozioni e di storie di vita, la mia, le loro. Insieme nel raccogliere la gioia di ritrovarsi e nel constatare come nel tempo si accorcino le distanze, come ci possa essere comunicazione anche se le età sono differenti. Abbiamo vissuto le emozioni del presente e del passato: mi sono sentita giovane insieme a loro, sono tornata indietro nel tempo e avanti nella loro vita. Con la loro vicinanza mi hanno fatto uno splendido regalo.

A Matteo e Rossella dedico le copertine di due giornali di classe ai quali hanno collaborato.





domenica 7 ottobre 2012

domenica 30 settembre 2012

CIAO GIANCA
Te ne sei andato il 30 settembre 2009. Erano le 22,30. Sono ancora lì, accanto a te.



sabato 15 settembre 2012

Il posto dei limoni








Aggiungo alcune pagine del mio romanzo: IL POSTO DEI LIMONI




Davanti a sé vide la casa rossa con pochi colombi sul tetto e attorno una sciacquatura d'aria che verniciava appena il margine del lago.
Fu subito certa che la pioggia del mattino era stata proficua. L'aria si era pulita, così si potevano cogliere più netti i contorni delle poche nubi rimaste a tappezzare qua e là i bordi del cielo. I fiori si arrossavano coricati sull'erba.
Una zaffata di moscerini le schizzò davanti agli occhi e proseguì oltre.
Un temporale pare un avvenimento comune, ma Chiara sapeva che non era così. Soprattutto dopo che Violetta se ne era andata. Un temporale ti scuote dentro con la stessa forza con cui piega gli alberi. Non puoi stare immobile e lasciarti attraversare. E' come aspettare una frustata e non fare nulla per scansarsi. Violetta lo aveva capito.
Chiara attraversò lo spiazzo in cui luccicavano alcune pozzanghere e cercò di rimescolare i suoi pensieri, ma da qualsiasi parte li considerasse, non riuscì a districarne i nodi.
Un brivido la percorse da cima a fondo e le arricciò la pelle. Eppure l'estate di lì a poche ore sarebbe ritornata a fumare dalla terra bagnata.
L'estate da quelle parti era umida e appiccicosa. Qualche volta era come essere fasciati dentro un telo di plastica. Chiara ricordò le goccioline lucenti sulla fronte di Violetta e le sue gambe marroni come il caffè tostato. Forse se non ci fosse stato quel temporale sua sorella non avrebbe mai lasciato la città.
Chiara girò a destra e percorse il breve sentiero che conduceva al Club. La pioggia aveva lustrato i ciottoli che ora scintillavano simili a conchiglie iridescenti. Il sentiero serpeggiava tra cespugli di bacche selvatiche e terminava allargandosi nel terrapieno davanti all'edificio. 
C'era ancora qualche nube bassa all'orizzonte che si appoggiava alle colline e le tingeva di rame. L'odore della pioggia persisteva nell'aria: le ricordava i bucati al fiume e la terra dell' orto vicino alla limonaia. Lì aveva visto Violetta abbracciata ad un uomo.
Qualche volta Chiara era sazia di ricordi.
Quando era ancora una ragazzina si sdraiava nell'erba alta, piegava le braccia sotto la testa e aspirava forte il profumo di menta che usciva dalla terra. Allora Chiara andava a pesca di ricordi: li esaminava, li selezionava, li metteva in ordine cronologico, li classificava. Era un gioco stravagante e divertente. Era come vivere due volte. Qualche volta invece i ricordi erano strati pesanti di materia confusa che si pigiavano gli uni sugli altri  e premevano contro le sue tempie. Allora si sentiva stanca e aveva paura.
Un pomeriggio si addormentò e non vide il sole scivolare dietro il muro dell'orto. Quando riaprì gli occhi l'aria era tinta di viola e alcuni insetti le saltavano sulle gambe. Aveva i crampi allo stomaco e la schiena era tutta umida. Si drizzò in piedi e si girò intorno a guardare: non c'era nessuno e Chiara ebbe paura. Si mise a correre, incespicando nei ciuffi di cavolo e nelle radici che affioravano dalla terra.  L'aria era intrisa di suoni, confusi e accavallati fra loro, ma fra tutti a un tratto Chiara ne distinse uno solo, quasi una nenia, lontano e ovattato come quello di un pianoforte in sordina. La corsa si fece più affannata, scomposta, finché il suono cominciò a delinearsi e divenne un grido chiaro, disperato:
"Chiaraaa!!! Chiara! Chiara! Dove seiii???"
Chiara lo individuò, lo rincorse, lo raggiunse e gli si aggrappò.Il suono diventò la voce di Violetta, le sue braccia, il suo profumo.
Violetta rappresentava tutto quello che Chiara avrebbe voluto essere. D'altronde nessuno sapeva resisterle, neppure l'estate, che non la aggrediva ma si posava su di lei come una coperta morbida e dolce. 
Violetta si muoveva con andatura pigra e un portamento naturalmente soffice: pareva fosse sempre vestita di lana d'angora o di chiffon. Non aveva mai gesti rapidi o improvvisi, né aveva l'aria di scomporsi, quasi avesse sempre previsto ogni situazione. Aveva con gli oggetti e le persone un rapporto di complicità sensuale: intorno a sé tesseva una ragnatela di intese. Per Chiara esserle accanto era scivolare dentro una nuvola.
Qualche volta Chiara aveva provato ad imitarla, ma quello che  ne era uscito era stato solo uno scarabocchio.

domenica 2 settembre 2012

Hallelujah

Stamattina ho riascoltato un brano eccezionale: "Hallelujah" nella versione cantata da Jeff Buckley.
Non posso fare a meno di commuovermi di fronte a questa struggente interpretazione.
http://youtu.be/vIw0ewEsNHs

Vorrei condividere con i miei lettori questa emozione

domenica 26 febbraio 2012

Le donne di Jodpur



LE DONNE DI JODPUR


Ho visto le donne sulle strade di Jodpur
le donne che giravano la ruota e sbattevano panni
le donne che vendevano rotelle di sterco
che pulivano latrine e allattavano bambini
Ho visto donne che portavano cataste di legna
sulle teste fiere e i bracciali suonavano
come eterne litanie di preghiera
Ho visto la città blu come la pelle del cielo
e finestre d’oro e di smalti
e dietro una porta verde ho visto
immensi gli occhi dei bambini
appesi al dolore delle donne di Jodpur

INDIA



INDIA


Finalmente ho visto l'India. Ci ripenso continuamente, a distanza di due settimane, e tento di dare un assetto a quello che ho dentro.

Ci sono i turbamenti, ci sono le emozioni, ci sono le voci intuite, sussurrate, immaginate, ci sono i rumori assordanti e i suoni lenti di nenie suonate al sitar, ci sono i misteri, ci sono le domande: perché qua, perché a loro, perché non a me? E’ il caso che mi ha fatto nascere  nella parte giusto del globo? Dov’è la Provvidenza?
Vai in India e senti che i tuoi pensieri ti fondono a questo paese, che ti coinvolge e ti sconvolge, ti alimenta e ti depaupera, ti costringe ad andare in fondo, a cercare l’intima connessione tra la vita e la morte, perché lì tutto è vicino, spalla a spalla, tutto gira in una fusione di contraddizioni, in un’orgia di bene e di male, di puro e di impuro. La tua solitudine affonda nella vergogna di avere quello che altri non hanno, cerchi il dolore e lo trovi, ovunque: cammina sulle cose, lascia la sua polvere sulla pelle, sulle case, sui cumuli di rifiuti, negli occhi dei vecchi. Le aurore nascono sulle rive del Gange, dove la gente si immerge e si purifica, e tu senti che l’acqua è anche per te un collegamento tra corpo e spirito. L’acqua, senza che tu lo voglia, ti scivola addosso come pioggia, ti penetra e ti induce a cercare quello che non sai o quello che vorresti essere, o una continuità con quello che già sei stato e che forse sarai. Cerchi una risposta alle tue richieste e ti pare quasi di averla afferrata, in quell’oro colato sul fiume, dove tutto sembra superfluo e inutile. C’è tanta gente intorno, una folla inimmaginabile, e le barche scivolano sull’acqua rossa come il fuoco delle pire.