domenica 30 settembre 2012

CIAO GIANCA
Te ne sei andato il 30 settembre 2009. Erano le 22,30. Sono ancora lì, accanto a te.



sabato 15 settembre 2012

Il posto dei limoni








Aggiungo alcune pagine del mio romanzo: IL POSTO DEI LIMONI




Davanti a sé vide la casa rossa con pochi colombi sul tetto e attorno una sciacquatura d'aria che verniciava appena il margine del lago.
Fu subito certa che la pioggia del mattino era stata proficua. L'aria si era pulita, così si potevano cogliere più netti i contorni delle poche nubi rimaste a tappezzare qua e là i bordi del cielo. I fiori si arrossavano coricati sull'erba.
Una zaffata di moscerini le schizzò davanti agli occhi e proseguì oltre.
Un temporale pare un avvenimento comune, ma Chiara sapeva che non era così. Soprattutto dopo che Violetta se ne era andata. Un temporale ti scuote dentro con la stessa forza con cui piega gli alberi. Non puoi stare immobile e lasciarti attraversare. E' come aspettare una frustata e non fare nulla per scansarsi. Violetta lo aveva capito.
Chiara attraversò lo spiazzo in cui luccicavano alcune pozzanghere e cercò di rimescolare i suoi pensieri, ma da qualsiasi parte li considerasse, non riuscì a districarne i nodi.
Un brivido la percorse da cima a fondo e le arricciò la pelle. Eppure l'estate di lì a poche ore sarebbe ritornata a fumare dalla terra bagnata.
L'estate da quelle parti era umida e appiccicosa. Qualche volta era come essere fasciati dentro un telo di plastica. Chiara ricordò le goccioline lucenti sulla fronte di Violetta e le sue gambe marroni come il caffè tostato. Forse se non ci fosse stato quel temporale sua sorella non avrebbe mai lasciato la città.
Chiara girò a destra e percorse il breve sentiero che conduceva al Club. La pioggia aveva lustrato i ciottoli che ora scintillavano simili a conchiglie iridescenti. Il sentiero serpeggiava tra cespugli di bacche selvatiche e terminava allargandosi nel terrapieno davanti all'edificio. 
C'era ancora qualche nube bassa all'orizzonte che si appoggiava alle colline e le tingeva di rame. L'odore della pioggia persisteva nell'aria: le ricordava i bucati al fiume e la terra dell' orto vicino alla limonaia. Lì aveva visto Violetta abbracciata ad un uomo.
Qualche volta Chiara era sazia di ricordi.
Quando era ancora una ragazzina si sdraiava nell'erba alta, piegava le braccia sotto la testa e aspirava forte il profumo di menta che usciva dalla terra. Allora Chiara andava a pesca di ricordi: li esaminava, li selezionava, li metteva in ordine cronologico, li classificava. Era un gioco stravagante e divertente. Era come vivere due volte. Qualche volta invece i ricordi erano strati pesanti di materia confusa che si pigiavano gli uni sugli altri  e premevano contro le sue tempie. Allora si sentiva stanca e aveva paura.
Un pomeriggio si addormentò e non vide il sole scivolare dietro il muro dell'orto. Quando riaprì gli occhi l'aria era tinta di viola e alcuni insetti le saltavano sulle gambe. Aveva i crampi allo stomaco e la schiena era tutta umida. Si drizzò in piedi e si girò intorno a guardare: non c'era nessuno e Chiara ebbe paura. Si mise a correre, incespicando nei ciuffi di cavolo e nelle radici che affioravano dalla terra.  L'aria era intrisa di suoni, confusi e accavallati fra loro, ma fra tutti a un tratto Chiara ne distinse uno solo, quasi una nenia, lontano e ovattato come quello di un pianoforte in sordina. La corsa si fece più affannata, scomposta, finché il suono cominciò a delinearsi e divenne un grido chiaro, disperato:
"Chiaraaa!!! Chiara! Chiara! Dove seiii???"
Chiara lo individuò, lo rincorse, lo raggiunse e gli si aggrappò.Il suono diventò la voce di Violetta, le sue braccia, il suo profumo.
Violetta rappresentava tutto quello che Chiara avrebbe voluto essere. D'altronde nessuno sapeva resisterle, neppure l'estate, che non la aggrediva ma si posava su di lei come una coperta morbida e dolce. 
Violetta si muoveva con andatura pigra e un portamento naturalmente soffice: pareva fosse sempre vestita di lana d'angora o di chiffon. Non aveva mai gesti rapidi o improvvisi, né aveva l'aria di scomporsi, quasi avesse sempre previsto ogni situazione. Aveva con gli oggetti e le persone un rapporto di complicità sensuale: intorno a sé tesseva una ragnatela di intese. Per Chiara esserle accanto era scivolare dentro una nuvola.
Qualche volta Chiara aveva provato ad imitarla, ma quello che  ne era uscito era stato solo uno scarabocchio.

domenica 2 settembre 2012

Hallelujah

Stamattina ho riascoltato un brano eccezionale: "Hallelujah" nella versione cantata da Jeff Buckley.
Non posso fare a meno di commuovermi di fronte a questa struggente interpretazione.
http://youtu.be/vIw0ewEsNHs

Vorrei condividere con i miei lettori questa emozione